Nel continuo cambiamento di direzione ho trovato equilibrio e libertà.
Questo blog è il risultato di un compromesso tra politica e danza, cucina e musica, religione e ricami.
E inizia a Gerusalemme.
sabato 10 luglio 2010
Li chiamavano Neet
Vuol dire not in employment, education or training, che in inglese suona ancora meglio, ed è la sintesi descrittiva dei giovani del 2010. Ogni epoca ha le sue etichette piazzate sulla fronte, direte voi: dopo i punk, i figli dei fiori e gli anarchici ora ci sono i neet. Orde sconfortate di under 30 lontani anni luce dalla politica, troppo impegnati a cercarsi un modo qualsiasi per sbarcare il lunario.
Mi immagino allora uno di questi umanoidi piazzato in un museo del futuro, sotto formalina, con su scritto: specie-uomo, sottospecie-giovane 25/35, caratteristiche comportamentali-cazzeggio senza evidenti segni di rimorso. Pare che questi giovani infatti siano inattivi cioè abbiano perso anche la volontà di cercare lavoro. Certo, al visitatore attento balzerà anche alla mente che si parlava di un ecosistema Italia, in cui predominava una disoccupazione del 9,1% + tanto sconforto, e allora inizierà a pensare a come si poteva sopravvivere in quell’epoca buia e gerontocratica.
Forse leggere l’articolo di Curzio Maltese sul venerdì del 2 luglio (Aspettando la rivolta dei giovani)risveglierà le coscienze, la mia è già piuttosto perplessa.
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