Nel continuo cambiamento di direzione ho trovato equilibrio e libertà.
Questo blog è il risultato di un compromesso tra politica e danza, cucina e musica, religione e ricami.
E inizia a Gerusalemme.
lunedì 15 novembre 2010
Arte russa a colazione
Undici persone in piedi a cantare l'Internazionale sotto la neve, su sgabelli che cercano di portarli alla stessa altezza.
Letto di Procuste postmoderno.
Fallita la financial equity ora sembra surreale anche la civil equity per i giovani russi. Gli undici stanno lì, a smentire ogni forma di egualitarismo eppure collaborativi e remissivi.
Una delle opere di Elena Kovylina, artista della new wave russa.
lunedì 8 novembre 2010
Il nuovo Far West
Arrivare nel Negev è come atterrare su Marte.
E' il grande spazio che si sognava da bambini, quello senza regole e inosservato in cui fare esplodere, nascondere, sperimentare, inventare ciò che si vuole.
Israele qui ha basi nucleari controllate da occhi invisibili, industrie chimiche senza supervisione, qui vengono fatte le maggiori esercitazioni militari del paese. Qui si vuole giocare indistrurbati e i beduini non sono inclusi nel piano.
Per questo ci sono i Green Patrol: polizia speciale con il compito di contrastare l' "infiltrazione" dei villaggi in aree di interesse israeliano. I beduini sono squatter, occupanti, e vanno cacciati. Parliamo di migliaia di villaggi rimossi con le ruspe, di tribù di vecchi e bambini deportate in aree senza i servizi essenziali e mangiate dalla desertificazione, di popolazioni lasciate senza acqua, confinate con le loro precarie baraccopoli al limitare delle poche città.
Il Negev sarà dei 350.000 israeliani a cui è stato promesso e ad altri che verranno da Gaza. Nasceranno osasi con prodotti tropicali e città perfette come la Svizzera. Nasceranno comunità felici e ignare. E avranno i Green Patrol a garantire la sicurezza, che nel caso irroreranno le comunità in cerca di cibo con veleni che uccidono piante e persone.
In un vago ricordo del Removal Act sudafricano mi sento un pò il deserto dentro...
n.d.r. Proprio nel Negev è stato da poco testato l'Iron Dome, sistema a cupola di difesa missilistica.
giovedì 4 novembre 2010
Il mondo che non cambia
Ascolto la musica dolce di una canzone libanese.
Sdraiata su una pietra ancora calda di Al Quds, al sole del pomeriggio.
Leggo Doris Lessing che parla di apartheid, e trovo inquietanti similitudini.
Vengo sapere dei risultati midterm americani.
Mi sembra che il mondo non faccia che perdersi opportunità.
Guardo un paese di palestinesi stanchi e senza speranza, che si allontanano in bicletta al tramonto e che si umiliano in trattative sbilanciate, con i giovani che chiedono lo Stato unificato e i vecchi che ormai non credono più nemmeno all'Intifada. Penso alla speranza in un'epoca storica equa, positivista e postrazziale, riformatrice e democratica - a come da sempre venga massacrata.
Netanyahu già aveva prenotato da tempo l'aereo per gli Stati Uniti.
Oggi in alcuni quartieri di Gerusalemme Ovest brindano, e nella colonia di Male Adumim festeggiano la fine del "musulmano Barak", preparando i mattoni da costruzione.
Si sussurra a Israele che va bene così e si ricomincia da capo con l'Iran, in una storia infinita di giochi di potere dalla quale l'America del Thanks Giving Day non riesce proprio ad emanciparsi.
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