martedì 7 dicembre 2010

La leggenda del profeta di Piazzano


In un giorno nebbioso di questi, tra le colline e il freddo che ti toglie la voglia, trovo un'iscrizione nel muschio e tufo:

«In questa casa nacque il 2 giugno 1743 Giovan Battista Boetti, che sotto il nome Profeta Mansur, Sheikh-Oghan-Oolò, alla testa di ottantamila uomini, conquistò l’Armenia, il Kurdistan, la Georgia e la Circassia e vi regnò per sei anni qual sovrano assoluto. Morì nel 1798 a Solowetsk nel Mar Nero».

Il Boetti. Partì frate e arrivò fino a Mosul, in Iraq. Imparò l'arabo come gli Arabi e mangiò tanto montone da sentirsi sempre a casa.
Fu in Georgia, Armenia, Turchia, Algeria, Persia....alcuni lo dissero trafficante d'armi, chi profeta di una nuova religione a metà tra l'Islam e il Cristianesimo, chi ancora massacratore di Curdi, eroe nazionale ceceno, condottiero e conquistatore, ambasciatore di sè stesso, esploratore.

Ma di chi fosse spia, per chi lavorasse, cosa cercasse davvero, non lo si seppe mai. Conosceva tutte le feluche d'Oriente, incontrò mercanti e truffatori, mosse le carte cosi bene da confondere politica e territori, da impaurire grandi come Caterina di Russia. Da mozzare teste di dignitari del Sultano. Nel Settecento torbido e assetato di terre fu leggenda.
MOrì incarcerato in quello che poi fu il primo gulag di Stalin.

Mi ricorda Julien Assange, questo Boetti.

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