Nel continuo cambiamento di direzione ho trovato equilibrio e libertà.
Questo blog è il risultato di un compromesso tra politica e danza, cucina e musica, religione e ricami.
E inizia a Gerusalemme.
martedì 14 settembre 2010
Il falafel bipartisan in Monferrato
400g di ceci
1 cipolla tritata
2 spicchi d'aglio
un pizzico di cumino
un pò di coriandolo macinato e di prezzemolo
sale&pepe
Kosher e halal, le polpettine fritte sono una delle poche cose che piacciono a israeliani e palestinesi, una linea gastronomica di accordo. Si frigge nei Territori e si frigge a Tel Aviv, a Jaffa come a Hebron. Certo ognuno dei popoli lo rivendica come cibo nazionale (in realtà fonti testimoniano la nascita in Egitto) ma che importa, in tempo di negoziati pensiamo a ciò che unisce.
I falafil o falafel si trovano ad ogni angolo di Gerusalemme, la Gerusalemme divisa, e profumano di tregua, invitano a sedersi e a sgranocchiare qualche cetriolo sotto aceto. Sfrigolano caldi sul palato, dopo aver galleggiato sereni nell'olio nero.
Mordo il mio primo esperimento di falafel in un campo di grano sulle colline del Monferrato, il sole tiepido mi scalda i capelli e il verde, finalmente il verde, disseta la mia vista inaridita da pietre e rosmarini. La "terra brusataia" non mi manca, ma quel sapore mi rappacifica con il mondo, e mi rimanda a questa Gerusalemme di fine Eid e vicina allo Yom Kippur.
Sono presa da una sensazione di globalizzazione che quasi mi manda di traverso la polpettina. Eppur mi piace pensare oggi a tutto quello che israeliani e palestinesi hanno in comune.
E da brava italiana inizio dal cibo.
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