sabato 28 maggio 2011

Amarcord - I profumi della mia vita


Big Bubble alla fragola - la mia tata veneta
Plumacake - colazione in 2 minuti
Pasticche del Re Sole - quelle sul mobile del nonno nascoste dietro la Costituzione
Colla Pritt - esperimenti di sballo
Camomilla solubile - il gusto dolciastro del rito serale, il bacio di mamma
Frittata di patate - come la faceva lei nessuno mai...
Cuoio della scarpe da danza - sudore e danza nei pomeriggi complici +tutù
Crema Fissan - ricordi molto antichi, ma indelebili
Pioggia sulla ringhiera del balcone - l'ozio, Salgari e la piadina
Poison - profumo di vecchie borse
Vapore profumato - viene dalla stireria,e il caldo della stufa

Questi odori mi consolano.

martedì 24 maggio 2011

L'emigrante


Un'ultimo sguardo battendo il ginocchio contro la valigia.
Lo avranno pure fatto in tanti, ma non ci è rimasto nel DNA, di andarcene.

Davanti al computer per mesi aveva ripetuto il rito mattutino del caffèsigarettabagnosigaretta. Una volta gli era andata bene e l'avevano chiamato per un posto da manager in un call center. Poi il call center aveva chiuso, ma lui il rito lo faceva lo stesso. "Ci sentiremo su Skype" - Rosita non l'aveva presa bene. Il nodo che sentiva la sera tra le zanzare e la luna era il dispiacere di vedere il suo Paese sgretolasi senza salvezza. E gli sfuggiva che era anche cosa sua.

martedì 17 maggio 2011

couple


Si cucina insieme il polpettone bevendo vino rosso.
Tu mi chiedi - ti piace Bolano? Ti rispondo che è quasi cotto vattialavarelemani.

Sulla spiaggia facciamo il conto di quante conchiglie si infilzano tra alluce e mignolo, nei vari interstizi. Scattiamo qualche foto con la cornice dell'iPhone, mi guardo nello specchietto e ho la sabbia tra le sopracciglia. Ma non sarà mica che poi al ballottaggio vince la Moratti? Partono in sottofondo i Lali Puna. La traccia di rossetto sbava e arriva fino a te: è una freccia e punta al mare.

Scrosto il piatto dai resti del polpettone. Tu ti fumi una sigaretta - quanto le odio - scenerando sulla mia ortensia. Secondo me sono capolavori, i suoi libri. Mi ricordo di Stella Distante e sorrido.
E poi sorridi tu. Ed è tutto un sorriso.

Mornings in Jenin


Lei si chiama Susan.
Oggi è una biologa con accento yankee e una figlia, Natalie, che mangia solo pasta e hamburger. Ieri era una ragazzina che scappava dalla Guerra dei Sei Giorni sapendo che non sarebbe mai più ritornata nel suo paese.

Ha ipotecato la casa in Pennsylvania e ha scritto una storia. La sua, in qualche modo, e quella di più di 4 milioni di profughi. Un'americana che scrive all'America del suo passato arabo e del suo presente palestinese non è una storia di tutti giorni. Se poi chiede del diritto al ritorno parlando dell'Alyah le orecchie ascoltano ancora meglio.

Il libro di Susan Mornings in Jenin è tradotto in ventiquattro lingue.
Non te lo aspetteresti mai da questa donna minuta e sorridente che non ha dimenticato nulla.