martedì 17 maggio 2011

Mornings in Jenin


Lei si chiama Susan.
Oggi è una biologa con accento yankee e una figlia, Natalie, che mangia solo pasta e hamburger. Ieri era una ragazzina che scappava dalla Guerra dei Sei Giorni sapendo che non sarebbe mai più ritornata nel suo paese.

Ha ipotecato la casa in Pennsylvania e ha scritto una storia. La sua, in qualche modo, e quella di più di 4 milioni di profughi. Un'americana che scrive all'America del suo passato arabo e del suo presente palestinese non è una storia di tutti giorni. Se poi chiede del diritto al ritorno parlando dell'Alyah le orecchie ascoltano ancora meglio.

Il libro di Susan Mornings in Jenin è tradotto in ventiquattro lingue.
Non te lo aspetteresti mai da questa donna minuta e sorridente che non ha dimenticato nulla.

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