Nel continuo cambiamento di direzione ho trovato equilibrio e libertà.
Questo blog è il risultato di un compromesso tra politica e danza, cucina e musica, religione e ricami.
E inizia a Gerusalemme.
domenica 27 febbraio 2011
Io sto loro
Sto con gli insegnanti che la domenica vanno a dipingere le aule che cadono a pezzi.
Con i maestri elementari che la mattina portano la carta igienica insieme ai genitori, perchè non ci sono i soldi per comprarla.
Con le maestre d'asilo, quelle che non dicono di no ad un bambino in più, si che ce la si fa.
Sto con quelli che ogni giorno si fanno 100 km per raggiungere paesini dell'Italia dove le amministrazioni corrotte non hanno nemmeno uno scuolabus.
Sto con l'indignazione di mia madre, quarant'anni a credere ogni giorno di poter lasciare qualcosa in quegli occhi curiosi, svogliati, provocatori dei ragazzi adolescenti.
Sto con mio padre che per scelta ha insegnato nelle carceri, agli immigrati, a chi è dovuto andare a lavorare a 13 anni, a chi è ingegnere nucleare in Russia e qui vive come un profugo. Con lui che ha regalato loro un piccola, seconda opportunità.
Sto con chi crede nella scuola pubblica, con La scuola di Silvio Orlando (1995), con quella umiliata da un Premier in pieno delirio sovrano che la chiama Scuola di Stato e continua a finanziare impunito le scuole private degli amici di amici.
Io sto con tutti quelli che ogni giorno stringono i denti e vanno avanti per il bambino di Scampia e per l'immigrato di terza generazione.
lunedì 21 febbraio 2011
L'Italia è Medioriente
Guardiamo per un attimo più in là dei nostri affarucci locali.
Tipo diamo un'occhiata veloce a WikiLeaks.
Scenografia: un paese fragile in politica interna e incompetente in politica estera, guidato da un premier-clown (cit.Pdl) attento alla crescita dei suoi affari personali e meno alle continue gaffes internazionali.
Attori: Obama, Berlusconi
Trama: in mezzo ad un'eterna Guerra Fredda, l'Italietta sempre in crisi si finge importante, ma viene presa per le palle nella lotta per il gas naturale e per la conquista del petrolio mediorientale. Berlusconi svende il suo ruolo internazionale al G8 in cambio di minor attenzione sui suoi privati contratti con Putin. In cambio gli USA cominciano a forzare la mano. Il terreno è facile e cedevole.
Epilogo: 15.000 militari statunitensi con base in Italia, appoggio governativo all'ampliamento della base di Vicenza, installazione a Sigonella di nuovi aerei spia per il Medioriente, proposta di installazione a Niscemi della grande antenna che collega i reparti americani sulla Penisola, intallazione di Africom uno dei comandi americani più grandi per gestire le operazioni militari in Africa. E poi completo asservimento alla politica americana in Israele, Iran, Afghanistan, Iraq e condivisione sull'appoggio a dittature come la Libia, l'Algeria, l'Egitto (ma che gli sarà venuto in mente di mettere in mezzo la nipote di Mubarak?)
Ora, direi che siamo già un paese mediorientale, uno di quelli post-conquista USA. Con le dovute distinzioni un Afghanistan più verde, dove i militari "amici" hanno possibilità di muoversi senza controllo. E mangiano pure bene.
Gheddafi è scappato ad Arcore?
martedì 15 febbraio 2011
Le Lisistrate e il potere
Il mio amico Marco, vecchio compagno di scuola, mi chiede: "cos'è adesso vai in giro a protestare con le femministe? State indietro di 50 anni, dai". Che è più o meno quello che mi ha chiesto mio padre, spero provocatoriamente. In entrambi i casi.
Mi colpisce questa estraneità tra i sessi.
Mi colpisce la proliferazione di deviazioni al problema (Ferrara e il puritanesimo, le invettive contro le neo-prostitute, i concetti un pò abusati di etica ed estetica, i rimpasti di donne del Pdl che non vedono discriminazione e violazione dei diritti). E non posso non sorridere ricordando Aristofane, che 400 anni prima di Cristo capisce che il sesso diventa potere quando il potere politico lo permette. Le Lisistrate allora ottennero la pace e oggi la politica italiana ne è ricattata.
Vorrei dire a Marco che non ho fatto il 68', ma che queste dinamiche di potere deviate saranno pericolose anche per lui. Che una società in cui la donna viene messa nuda a pubblicità di un pneumatico porta a considerarla un pneumatico. Ad usarla come un pneumatico. A violarla, anche (la prima causa di morte femminile violenta in Italia è la violenza domestica).
Vorrei dirgli che un paese che valorizza l'intelligenza e le effettive capacità lavorative delle persone è un paese in cui lui stesso sarà valorizzato.Che un posto in cui una donna non viene licenziata per il solo motivo di essere incinta è un paese in crescita. Che una nazione dove il livello di laureate è cresciuto ma ad imbuto si blocca l'accesso alle cariche pubbliche o ai vertici delle aziende con colloqui umilianti in cui si chiede se si è fidanzate e si ha intenzione di avere figli è una nazione in ritardo.
Vorrei dire a Marco che gli sono coetanea e non antagonista e che vorrei cominciassimo a parlare entrambi di giustizia. Sono sicura che ci troveremo d'accordo.
sabato 5 febbraio 2011
POst_POst Femminismo
A noi di sicuro ci ha fregato il Petrarca, lasciandoci là sul quel maledetto piedistallo aureo adorate e lontane dagli affari terreni.
Poi in sequenza ci hanno fregato la Chiesa, la Moda, Sanremo, il Vallettismo e il Silicone, Vanzina e i Drive In, fino ad arrivare alla grossa fregatura berlusconiana (che è rimasto peraltro alle fantasie erotiche di quell'epoca).
Se guardo alle donne arabe delle rivolte di questi giorni, con gli occhi induriti di kajal e il sorriso sulle labbra, mi rendo conto di quanta consapevolezza ci sia nelle nuove generazioni islamiche. Sono giovani preparate, combattive e intelligenti, che hanno imparato da anni di discriminazione a non usare scorciatoie e a dimostrare a sè stesse, prima che ai loro coetanei, il loro valore. Donne con il niquab che hanno capito l'importanza del confronto più che dell'aspetto, ma anche e sopratutto della costruzione di idee: governative, giuridiche ed economiche.
In un'inversione temporale paradossale io trentenne mi sento invece come negli anni '50, presa e sputata dagli anni '70. Con la fragilità di quella donna della Bialetti che sapeva fare benissimo solo il caffè, e in quello cercava forse non la sua realizzazione ma l'approvazione maschile. E mi sembrano fragili e incosistenti le proteste in fieri intorno a me, mi sembrano deboli le voci e potage di piselli la sostanza.
Vedo coetanee assuefatte alle battute sessiste, alle riunioni con preponderanza XY, che corrono dietro alla spinta ad essere perfette, ordinate, brave cuoche e anche, chissà, brave manager.
Vedo ventenni (che non mi sono più coetanee) individualiste e spegiudicate, che hanno capito il gioco e si fanno la messa in piega.
Vedo sessantenni un pò confuse, arrabbiate ma non troppo, che cercano di fare funzionare i loro compromessi personali tra famiglia e ricordi passati.
Io credo in ognuna delle donne che conosco e che camminano a schiena dritta.
Ma mi aspetto di più, prima di tutto da me stessa, e forse le donne arabe hanno qualcosa da insegnarci.
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