sabato 12 novembre 2011

Questa Italia.


Che chiude 17 anni lunghi, pesanti, faticosi.
Quest'Italia povera in canna, indebitata, malconcia che quasi non ha voglia di festeggiare. Questa Italia da rifare.

Ci servono scarpe grosse e suole spesse per camminare sul fango.
Un pò di caffè buono, una tazza di zuppa.
Siamo in overdose di un'immagine che speriamo di non vedere mai più.

Ce ne siamo liberati (forse) veramente.

martedì 18 ottobre 2011

E prima c'era la strada...


Quanto durerà l'esasperazione?
Tanto quanto la gramigna.

Non esiste dignità umana quando l'accidente è la regola.
Guardando una farfalla appesantita- avrà il magone anche lei - continuo a pensare a loro. Cioè penso a loro uno ad uno, alle loro facce alle spillette a quello che uno nascendo si immagina dalla vita.
In fila alla Caritas.
E quanta forza quanto ingegno quanta vitalità sprecata in questo Paese di vecchi. In un pasto negato, anche solo uno, quanta aberrazione.

Siamo l'unica specie animale che ha già distrutto la metà delle specie esistenti.
I dinosauri morirono per accidente [meteora], noi creiamo il nostro accidente.

T. Pievani

lunedì 17 ottobre 2011

15102011


Cerchiamo eroi.
E non se ne trovano più.

(Parachutes - Your stories)

L'eroe va in guerra e non sa per cosa.
Ha la rabbia giusta dell'esasperazione, di chi non crede nelle parole e nei dibattiti. Ha il cuore forte e la mano svelta, ma colpisce a caso.
E improvvisamente non sapere che dire. Non un sogno un paese una canzone da cantare.
Sta là dove non si salva nulla, tra i clang clang dei motori.

Anche gli estremismi hanno perso un pò di poesia.

mercoledì 28 settembre 2011

Mafia cake


Ognuno ha la sua fetta di prelibatezza.

Macchiati di farina cuochi e mangiatori si mischiano in felliniani bagordi. Ce n'è per tutti, di dolce, che nessuno guarda più se hai la marmellata tra le dita.
La ricetta passa di bocca in bocca e diventa sistema, progetto, diventa Paese.

Se la menzogna clientelare è lo zucchero a velo le uova devono essere marcie.
Ma cosa importa avere le mani bianche? Se il Re mangia tutti mangeranno.
E si sa quando si inzia a mangiare una torta alla marmellata sembra cattiva persino la pasta alla bottarga.


God Bless you Please
.

venerdì 19 agosto 2011

no regrets


Ho cent'anni e mi piace il vino con le bolle.

Una nostalgia di persone mai conosciute e di vite che non ho vissuto mi torna su con la pastina in brodo. La mia di vita è ferma ai trent'anni, ad un salto in bianco e nero.

Davanti a me la me centenaria mi guarda e sbava il rossetto su rughe che gli occhi non vedono più bene.Incazzata per tutti i ricordi che traboccano e che sono più vita della vita. So' vecchia ragazzi.

venerdì 5 agosto 2011

Lux ex machina


Non ci si crede più.

Dico, alla marmellata Coop, alla politica, alla scalata in azienda, alle menzogne rubate, all'università sempre più corta, alle donazioni Oxfam, alla borsa internazionale, al radicchio, a Tremonti e a Babbo Natale.

Stiamo cosi lontani dal reale che ci pare di camminare in un deserto di ologrammi e lì nessuno è cosi matto da sfoderare una spada. Che ci spingano pure avanti, fino al futuro. La galassia è piena di buchi neri con inversione temporale, chissà che magari ci vada bene alla prossima.

Che poi la luce in fondo al tunnel è li e basta accenderla, decostruendo e costruendo una nuova invenzione, ma che sia nostra.

martedì 26 luglio 2011

Maeva


Ilaria-Maeva ha un mese di vita e gli occhi a mandola dell'Oceano Indiano.
Vive in corso Regina in una casetta con due iguane imbalsamate e beve tisana al finocchio per calmare il mal di pancia.
Porto a Ilaria-Maeva due orecchini d'oro che le manda la zia dal Madagascar e un bigliettino verde con parole a me incomprensibili.

Nel bigliettino la zia dice che Maeva in malgascio vuol dire "di una bellezza che non si riesce a descrivere".

mercoledì 20 luglio 2011

Par delicatesse j'ai perdu ma vie


Mi sfugge l'amore. Densità ripetitiva di un'ostinazione.

Nelle vetrine di occasioni mancate il corpo invecchia in saldo, con pochi casti piaceri avvinghiati come vite. Mani che lasciano invece che prendere, che si disintrecciano. Vedo solo le sue spalle, uno sguardo. Allora essere già vecchia o incredibilmente giovane- quando è ancora o non è più - dà sollievo e placa l'anima.

A questi anni a metà mi ci affeziono lentamente, acidamente.
Alle convenzioni, alle finte libertà, alle castità, alle rughe del sorriso.
Eppure ancora, sbadatamente, inciampo nell'amare.

venerdì 1 luglio 2011

Mora Mora


Ho camminato cosi tanto nella pioggia.
Mentre camminavo non pensavo ad altro che ai miei piedi. Mora Mora, mi dicevano. Piano piano. In paese ogni volta mi guardano e io nascondo le gambe sotto la gonna. Non voglio un figlio e ho troppa fame. Ho paura a scendere, ma toccava a me.
Respiro al ritorno in capanna. La foresta la conosco, quando piove escono le sanguisughe dai fossi, c'è odore di carbone e di eucalipto. Carne sul fuoco. Riso lungo la strada. La tanica mi pesa sulla testa. Mora mora, guarda c'è un camaleonte.

Ho visto passare una donna bianca, con dei buffi occhiali. Sembrava stanca. Mi ha fotografato e poi si è girata ancora, a guardarmi nello specchietto.
Avevo voglia di toccare la sua camicia ma non l'ho rincorsa. Ci siamo guardate un pò, aveva la fretta dei vasà.

sabato 28 maggio 2011

Amarcord - I profumi della mia vita


Big Bubble alla fragola - la mia tata veneta
Plumacake - colazione in 2 minuti
Pasticche del Re Sole - quelle sul mobile del nonno nascoste dietro la Costituzione
Colla Pritt - esperimenti di sballo
Camomilla solubile - il gusto dolciastro del rito serale, il bacio di mamma
Frittata di patate - come la faceva lei nessuno mai...
Cuoio della scarpe da danza - sudore e danza nei pomeriggi complici +tutù
Crema Fissan - ricordi molto antichi, ma indelebili
Pioggia sulla ringhiera del balcone - l'ozio, Salgari e la piadina
Poison - profumo di vecchie borse
Vapore profumato - viene dalla stireria,e il caldo della stufa

Questi odori mi consolano.

martedì 24 maggio 2011

L'emigrante


Un'ultimo sguardo battendo il ginocchio contro la valigia.
Lo avranno pure fatto in tanti, ma non ci è rimasto nel DNA, di andarcene.

Davanti al computer per mesi aveva ripetuto il rito mattutino del caffèsigarettabagnosigaretta. Una volta gli era andata bene e l'avevano chiamato per un posto da manager in un call center. Poi il call center aveva chiuso, ma lui il rito lo faceva lo stesso. "Ci sentiremo su Skype" - Rosita non l'aveva presa bene. Il nodo che sentiva la sera tra le zanzare e la luna era il dispiacere di vedere il suo Paese sgretolasi senza salvezza. E gli sfuggiva che era anche cosa sua.

martedì 17 maggio 2011

couple


Si cucina insieme il polpettone bevendo vino rosso.
Tu mi chiedi - ti piace Bolano? Ti rispondo che è quasi cotto vattialavarelemani.

Sulla spiaggia facciamo il conto di quante conchiglie si infilzano tra alluce e mignolo, nei vari interstizi. Scattiamo qualche foto con la cornice dell'iPhone, mi guardo nello specchietto e ho la sabbia tra le sopracciglia. Ma non sarà mica che poi al ballottaggio vince la Moratti? Partono in sottofondo i Lali Puna. La traccia di rossetto sbava e arriva fino a te: è una freccia e punta al mare.

Scrosto il piatto dai resti del polpettone. Tu ti fumi una sigaretta - quanto le odio - scenerando sulla mia ortensia. Secondo me sono capolavori, i suoi libri. Mi ricordo di Stella Distante e sorrido.
E poi sorridi tu. Ed è tutto un sorriso.

Mornings in Jenin


Lei si chiama Susan.
Oggi è una biologa con accento yankee e una figlia, Natalie, che mangia solo pasta e hamburger. Ieri era una ragazzina che scappava dalla Guerra dei Sei Giorni sapendo che non sarebbe mai più ritornata nel suo paese.

Ha ipotecato la casa in Pennsylvania e ha scritto una storia. La sua, in qualche modo, e quella di più di 4 milioni di profughi. Un'americana che scrive all'America del suo passato arabo e del suo presente palestinese non è una storia di tutti giorni. Se poi chiede del diritto al ritorno parlando dell'Alyah le orecchie ascoltano ancora meglio.

Il libro di Susan Mornings in Jenin è tradotto in ventiquattro lingue.
Non te lo aspetteresti mai da questa donna minuta e sorridente che non ha dimenticato nulla.

martedì 19 aprile 2011

Tilt


Ma perchè continuiamo a ridere?...

Il signore in maglioncino viola applaude e inzia a cantare con il Premier un'aria popolare. Si agita sudato, urla, si alza in piedi.
"Silvio sei bello!".
"Sarà il suo 25% di omosessualità. Io sono per il 25% lesbico".
Applausi, risate, inni.

Il feticcio ha preso il posto della realtà e il mio cervello è in tilt.
Ma come, ma questo signore e il suo mediatico colpo di stato a lenta trasfusione, questo signore ci fa ridere?
Quest'uomo vecchio ed erotomane che fa del suo mondo e del nostro il suo migliore sceneggiato Mediaset, che si traveste come un giullare e fa affari come un brigante è quello che noi siamo?

Non si tratta più di nulla, nemmeno di idee politiche.
E' l'immagine di un mondo che non comprendo più. Perché se davvero quell'esercito in occhiali da sole, se uno solo di loro vuole la scorciatoia che il nostro Premier va insegnando, allora beh, allora ridiamo pure.

domenica 17 aprile 2011

Western Ideas


Londra mi ha ribaltato credenze occidentali.

Quel gran genio di Fritz Lang.
Una massa si sposta disumanamente come blob denso e fetido - secolo XXI: brutture ai margini delle strade, non uno ma molti che strascicano vecchi pantaloni rallentati dall'alcol. Uno grida che Cristo tornerà, uno lancia il bastone alla calca dei ragazzini eccitati e violenti che sgorgano dalla metro, lo yuppie si aggiusta la cravatta, il nero chedachissadove viene suona il suo bongo.

Rivaluto lentamente il concetto di civiltà.
Rimedito lentamente sull'interpretazione occidentale di Medioriente pericoloso,consapevole sempre più di una percezione superficiale e dominante del mondo altro che sta al di là del Mediterraneo.

Cos'è pericoloso? Esiste davvero in questo occidente ricco e veloce un maggiore valore dato alla vita umana? E' questo il pacchetto di vita che noi esportiamo con tanti saluti? Di cosa, nella globalizzazione, abbiamo ancora paura? Della solitudine forse. O dell'Altro, quello che nelle nostra città sta relegato nei nuovi ghetti.

Passeggiavo per le strade buie di Tel Aviv, Gerusalemme, Jerico, Hebron, Akko. Mi ha colpito la mente come una lama che io pingue di democrazie e clichés occidentali non abbia mai sentito la paura. La aspettavo, ma non è arrivata. Certo, la violenza si nasconde negli angoli di povertà, ma cambiano le percezioni, i tempi, la comprensione stessa della violenza.
Io non ho compreso la violenza "à la page" del ragazzino tredicenne che prende a calci il vecchio clochard, non capisco la violenza del ricco che stupra la ragazzina nera in overdose di potere. La violenza fine a se stessa che ho trovato nelle Grandi Città Occidentali mi spaventa molto di più di quella in cui intravedo una ragione.

Mi si è ribaldata, forse, l'educazione dominante che ogni volta decide cos'è giusto a sbagliato, i luoghi da evitare, le culture da non comprendere, le religioni da temere, gli uomini da eliminare.

sabato 19 marzo 2011

Le guerre rappresentate


Ci sono guerre preparate, giudicate, assolte, studiate, filmate, censurate.
Da Bin Laden alla guerra del Golfo, dalla Cecenia all'Operazione Piombo Fuso la comunicazione ritorna come variabile nella geopolitica internazionale.

L'idea che ci facciamo di un intervento militare è una rappresentazione costruita con investimenti mediatici miliardari: l'opinione comune deve distinguere il bene dal male e il giusto dall'ingiusto. Schierarsi.

D'altra parte conoscere cosa succede in ogni angolo di mondo in tempo reale, e cioè l'ipercomunicazione contemporanea, interferisce de facto con i Risorgimenti del secolo XXI, ma apre le nostre prospettive a spazi ormai irrinunciabili. Alla democrazia mediatica.

Cheffacciamo allora interveniamo? Là stanno massacrando civili...
Il conoscere e di conseguenza il giudizio impongono un'azione?

La dimostrazione di quanto quella libica mi sembri una guerra rappresentata sta nel 2008, quando a Gaza vennero massacrati quasi duemila civili. Risoluzione dell'ONU, richiesta di pacificazione di Sarkozy, nessun intervento militare. Eppure sapevamo quello che stava succedendo.

Non chiamiamo l'intervento militare in Libia una guerra umanitaria.
Sarkozy non è Superman e la sua politica estera aggressiva vuole il primo posto sulla spartizione della torta all'oro nero.
Non trasfiguriamo le immagini allineandoci biecamente alle scelte geostrategiche dei nostri infelici governi. Non voglio credere che questa sia la diplomazia internazionale.

martedì 15 marzo 2011

Wasabi


The Veil - Nux Vomica.

"Cuocere bene il riso, scolarlo.
Mescolare lo zucchero e il sale nell'aceto. Poi aggiungere il riso.
Impastare tutto e farne palline del diametro di un pollice.
Stendere l'alga nera Nori e impacchettare il sushi con il pesce freddo.
Wasabi, a volontà".


Che importa se saremo sushi?
La vita è meravigliosa come il tramonto alla baia di Ishikari. Come il tocco di polso che rotea il ventaglio di carta di riso. E' lo sguardo tra le tende di una puttana di Osaka dalla pelle di porcellana. Un giorno al tempio di Itsukishima.
La vita è nuotare per guardare in una sola notte la lentezza del teatro di No, o seguire il tocco di Midori sulle corde del violino.

Ma l'uranio non è poesia. E'il premio al miglior dipendente e gli inchini feudali. Si va veloce come i robot che costruiamo, precisi come microchip.
Forse un riscatto nucleare, ma un pesce giapponese decide lui quando fare seppuku.

Mangio un pezzo del mio shushi. E sa di yen.
Aggiungo wasabi.
Spank non ne sarà contento.

giovedì 10 marzo 2011

Solitudo


Adrian Howell è un performer che coccola.
Ti mette in una vasca calda e si prende cura di te. Oppure ti fa sedere sulle sue ginocchia e ti abbraccia stretto per ore: ragazzotte grasse, donne mature, anziani increspati.

Mi arriva una mail mentre scrivo: mi chiedono se voglio partecipare ad un corso sul "bilancio d'amore". Mmm no non credo. Mi arriva un'altra mail: il corso è già al completo. Ho voglia di vedere C. questa sera, mi risponde "perfetto, ci becchiamo su skype?". "No, si faceva per vedersi" "si ok ma c'è la telecamera". Non sento L. da una vita e scopro che si è iscritta a Meetic, le chiedo perchè, mi risponde che all'inizio è più facile conoscere un uomo via mail. P. si fa 50 km a settimana per andare in un centro di yoga tibetano, perchè gli chiedo, si sentiva solo mi risponde, lì tutti hanno bisogno di sentirsi vicino a qualcuno. R.va su Facebook a cercare amici e durante il giorno non si stacca le cuffie dalle orecchie "ma come fai a sentire gli altri?" "cosa devo sentire".

Mi guardo intorno sul tram che attraversa il ponte del Po.
Siamo io e una donna dagli occhi dolci, forse cilena forse peruviana. MI sorride.
Io quasi quasi la abbraccio.




martedì 8 marzo 2011

Donna tu-du-du


Mi guardo allo specchio e mi chiedo come sto da donna nel secolo XXI.
Frastornata dalle voci rosa che mi rimbombano nel diframma. [Chissà poi chi ha deciso che nel 2011 il colore delle donne dovesse ancora essere il rosa: a me ad esempio piace il verde, ma certo avrebbe parecchie implicazioni jihadiste.]
Travolta da una montagna di rivendicazioni, iniziative, parole. Sto con SNOQ o con Ni una màs? Partecipo all'incontro sulla violenza di genere o al collettivo teatrale delle ex carcerate?Vado ad una riunione di solidarietà alle donne delle rivoluzioni nordafricane oppure scelgo di portare il mio contributo alla serata intergenerazionale?
Sono allergica alle mimose, davvero, mi viene da starnutire.

A 10 anni ho letto Dalla parte delle bambine, che mi ha dato un'imprinting di genere piuttosto forte, per cui ho ingnorato la sessualità fino ai 16 anni.
A 18 anni ho letto Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, sembrava proprio che in esplosione adolescenziale questi uomini non si riuscissero a capire.
A 30 anni ho letto Middlesex, un capolavoro di Eugenides che racconta di un meraviglioso ermafrodita capace di contenere in sè gli impulsi maschili e l'intuito empatico femminile.

Ho un enorme gap storico sulle contestazioni femminili e sulle aquisizioni di diritti (pochi) e ad oggi trentenne del XXI secolo pacificata con il maschile mi trovo ad essere istituzionalmente incazzata.

POi il destino beffardo ha anche voluto che avessi una cara amica norvegese, che ha appena avuto un magnifico bimbo e un altrettando magnifico marito in paternità pagata al 100%. Di settimane ne hanno 46 e se le possono gestire. Se poi il suo datore di lavoro le avesse fatto firmare le dimissioni in bianco avrebbe rischiato il penale.

Le ho raccontato che da noi ai colloqui ti chiedono se hai intenzione di avere figli, calcolandolo nel punteggio finale. Mi ha guardato con aria un pò triste, come si guarda una quaglia già nel piatto.

domenica 27 febbraio 2011

Io sto loro


Sto con gli insegnanti che la domenica vanno a dipingere le aule che cadono a pezzi.
Con i maestri elementari che la mattina portano la carta igienica insieme ai genitori, perchè non ci sono i soldi per comprarla.
Con le maestre d'asilo, quelle che non dicono di no ad un bambino in più, si che ce la si fa.
Sto con quelli che ogni giorno si fanno 100 km per raggiungere paesini dell'Italia dove le amministrazioni corrotte non hanno nemmeno uno scuolabus.
Sto con l'indignazione di mia madre, quarant'anni a credere ogni giorno di poter lasciare qualcosa in quegli occhi curiosi, svogliati, provocatori dei ragazzi adolescenti.
Sto con mio padre che per scelta ha insegnato nelle carceri, agli immigrati, a chi è dovuto andare a lavorare a 13 anni, a chi è ingegnere nucleare in Russia e qui vive come un profugo. Con lui che ha regalato loro un piccola, seconda opportunità.
Sto con chi crede nella scuola pubblica, con La scuola di Silvio Orlando (1995), con quella umiliata da un Premier in pieno delirio sovrano che la chiama Scuola di Stato e continua a finanziare impunito le scuole private degli amici di amici.

Io sto con tutti quelli che ogni giorno stringono i denti e vanno avanti per il bambino di Scampia e per l'immigrato di terza generazione.

lunedì 21 febbraio 2011

L'Italia è Medioriente


Guardiamo per un attimo più in là dei nostri affarucci locali.
Tipo diamo un'occhiata veloce a WikiLeaks.

Scenografia: un paese fragile in politica interna e incompetente in politica estera, guidato da un premier-clown (cit.Pdl) attento alla crescita dei suoi affari personali e meno alle continue gaffes internazionali.
Attori: Obama, Berlusconi
Trama: in mezzo ad un'eterna Guerra Fredda, l'Italietta sempre in crisi si finge importante, ma viene presa per le palle nella lotta per il gas naturale e per la conquista del petrolio mediorientale. Berlusconi svende il suo ruolo internazionale al G8 in cambio di minor attenzione sui suoi privati contratti con Putin. In cambio gli USA cominciano a forzare la mano. Il terreno è facile e cedevole.
Epilogo: 15.000 militari statunitensi con base in Italia, appoggio governativo all'ampliamento della base di Vicenza, installazione a Sigonella di nuovi aerei spia per il Medioriente, proposta di installazione a Niscemi della grande antenna che collega i reparti americani sulla Penisola, intallazione di Africom uno dei comandi americani più grandi per gestire le operazioni militari in Africa. E poi completo asservimento alla politica americana in Israele, Iran, Afghanistan, Iraq e condivisione sull'appoggio a dittature come la Libia, l'Algeria, l'Egitto (ma che gli sarà venuto in mente di mettere in mezzo la nipote di Mubarak?)

Ora, direi che siamo già un paese mediorientale, uno di quelli post-conquista USA. Con le dovute distinzioni un Afghanistan più verde, dove i militari "amici" hanno possibilità di muoversi senza controllo. E mangiano pure bene.

Gheddafi è scappato ad Arcore?

martedì 15 febbraio 2011

Le Lisistrate e il potere


Il mio amico Marco, vecchio compagno di scuola, mi chiede: "cos'è adesso vai in giro a protestare con le femministe? State indietro di 50 anni, dai". Che è più o meno quello che mi ha chiesto mio padre, spero provocatoriamente. In entrambi i casi.

Mi colpisce questa estraneità tra i sessi.
Mi colpisce la proliferazione di deviazioni al problema (Ferrara e il puritanesimo, le invettive contro le neo-prostitute, i concetti un pò abusati di etica ed estetica, i rimpasti di donne del Pdl che non vedono discriminazione e violazione dei diritti). E non posso non sorridere ricordando Aristofane, che 400 anni prima di Cristo capisce che il sesso diventa potere quando il potere politico lo permette. Le Lisistrate allora ottennero la pace e oggi la politica italiana ne è ricattata.

Vorrei dire a Marco che non ho fatto il 68', ma che queste dinamiche di potere deviate saranno pericolose anche per lui. Che una società in cui la donna viene messa nuda a pubblicità di un pneumatico porta a considerarla un pneumatico. Ad usarla come un pneumatico. A violarla, anche (la prima causa di morte femminile violenta in Italia è la violenza domestica).

Vorrei dirgli che un paese che valorizza l'intelligenza e le effettive capacità lavorative delle persone è un paese in cui lui stesso sarà valorizzato.Che un posto in cui una donna non viene licenziata per il solo motivo di essere incinta è un paese in crescita. Che una nazione dove il livello di laureate è cresciuto ma ad imbuto si blocca l'accesso alle cariche pubbliche o ai vertici delle aziende con colloqui umilianti in cui si chiede se si è fidanzate e si ha intenzione di avere figli è una nazione in ritardo.

Vorrei dire a Marco che gli sono coetanea e non antagonista e che vorrei cominciassimo a parlare entrambi di giustizia. Sono sicura che ci troveremo d'accordo.

sabato 5 febbraio 2011

POst_POst Femminismo


A noi di sicuro ci ha fregato il Petrarca, lasciandoci là sul quel maledetto piedistallo aureo adorate e lontane dagli affari terreni.

Poi in sequenza ci hanno fregato la Chiesa, la Moda, Sanremo, il Vallettismo e il Silicone, Vanzina e i Drive In, fino ad arrivare alla grossa fregatura berlusconiana (che è rimasto peraltro alle fantasie erotiche di quell'epoca).

Se guardo alle donne arabe delle rivolte di questi giorni, con gli occhi induriti di kajal e il sorriso sulle labbra, mi rendo conto di quanta consapevolezza ci sia nelle nuove generazioni islamiche. Sono giovani preparate, combattive e intelligenti, che hanno imparato da anni di discriminazione a non usare scorciatoie e a dimostrare a sè stesse, prima che ai loro coetanei, il loro valore. Donne con il niquab che hanno capito l'importanza del confronto più che dell'aspetto, ma anche e sopratutto della costruzione di idee: governative, giuridiche ed economiche.

In un'inversione temporale paradossale io trentenne mi sento invece come negli anni '50, presa e sputata dagli anni '70. Con la fragilità di quella donna della Bialetti che sapeva fare benissimo solo il caffè, e in quello cercava forse non la sua realizzazione ma l'approvazione maschile. E mi sembrano fragili e incosistenti le proteste in fieri intorno a me, mi sembrano deboli le voci e potage di piselli la sostanza.

Vedo coetanee assuefatte alle battute sessiste, alle riunioni con preponderanza XY, che corrono dietro alla spinta ad essere perfette, ordinate, brave cuoche e anche, chissà, brave manager.
Vedo ventenni (che non mi sono più coetanee) individualiste e spegiudicate, che hanno capito il gioco e si fanno la messa in piega.
Vedo sessantenni un pò confuse, arrabbiate ma non troppo, che cercano di fare funzionare i loro compromessi personali tra famiglia e ricordi passati.

Io credo in ognuna delle donne che conosco e che camminano a schiena dritta.
Ma mi aspetto di più, prima di tutto da me stessa, e forse le donne arabe hanno qualcosa da insegnarci.

venerdì 21 gennaio 2011

Il malcostume della metademocrazia


Parlarne evidentemente non serve.
No, perche' la democrazia parla gia' di se stessa cosi tanto che a noi mortali risulta ormai senza valore.

Nel sovvertimento aberrante di ogni logica e' democratico fare un po' come cazzo ci pare, questo ci e' chiaro.
E' democratico usare a tappeto i mezzi stampa per fornire una versione distorta della realta'. Non e' democratico essere indagati ne' intercettati, ma e' democraticissima la frode fiscale.
E' democratico e anche un po' chic avere uno stalliere mafioso, ma non lo e' per nulla dover andare alla commemorazione della strage di Capaci.
E' democratico poter usufruire delle auto blu come navetta di prostitute e i soldi delle tasse per fare festini vodka e caviale con l'amico Putin. Ma e' anche democratico decidere che un'azienda puo' ricattare i lavoratori dicendo che i cinesi si fanno pagare meno.
E poi e' democratico caricare la folla addormentata della caserma Diaz, perche' questo paese e' democratico e anche ordinato.
E comunque non e' democratico il contraddittorio, ne' chiedere un'universita' che funzioni e nemmeno che ci siano i soldi per gli asili.

E noi si sta li', in apnea, aspettando di capire se e' democratico farlo.

mercoledì 12 gennaio 2011

FIATando



Punto 6.
Negli schemi di orario a turni avvicendati di 8 ore, il sistema di pause nell'arco del turno per gli addetti alle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo sarà di 30 minuti fruibile in tre pause distinte di 10 minuti cadauno, fruite in modo collettivo nell'arco del turno.

Punto 7.
Ai lavoratori addetti alle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, sarà erogata una voce retributiva denominata "indennità di prestazione collegata alla presenza".
Per i lavoratori che operano sui turni di lavoro di 8 ore è di 0,1877 euro lordi/ora.

10 minuti.
Prendere una sedia, scartare il panino, aprire la bottiglietta d'acqua - piano perchè è gasata -, sedersi, addentare il panino, pulirsi la bocca dalle briciole, alzarsi per andare in bagno, tirare l'acqua, uscire dal bagno, uscire dall'edificio, cercare l'accendino, accendere la sigaretta, fumarla, rientrare alla catena di montaggio, ricominciare il turno.
Fuori tempo, bisognerà scegliere tra queste un'attività prioritaria.

Quello 0,1877 mi sta sullo stomaco quanto le 1037 volte che lo stipendio di Marchionne supera lo stipendio annuale (lordo) di un operaio Fiat.
Quello 0,1877 mi riporta a discutere sul concetto di necessità di accelerare i ritmi di produzione. E mi fa rivedere profondamente l'idea di sviluppo e di progresso.
Quello 0,1877 E' la globalizzazione: ci sarà sempre qualcuno, in qualche posto più sventurato, con più fame di te, come ci sarà sempre qualcuno che potrà decidere dove investire il suo capitale.
Quello 0,1877 uccide la creatività e la dignità degli individui, in un fordismo al cubo che riduce al minimo le possibilità di effettivo e globale benessere. [Il problema non è se la Cina ci divora, ma saper immaginare alternative umanamente e socialmente sostenibili rispetto alla Cina].
Quello 0,1877 mi sembra alla fine anche la percentuale di successo di una società equa.

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